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Nuovo Giornale Nazionale – PATETICI EUROPEI TRA GUERRA METAFISICA E GUERRA ESISTENZIAE

Nuovo Giornale Nazionale – PATETICI EUROPEI TRA GUERRA METAFISICA E GUERRA ESISTENZIAE

PATETICI EUROPEI TRA GUERRA METAFISICA E GUERRA ESISTENZIAE
di Paolo Raffone
La deterrenza dell’Occidente collettivo si è vanificata in Ucraina e dopo il Sahel adesso avviene in Israele. La supremazia mondiale dell’Occidente non può (r)esistere senza la credibilità della sua deterrenza, prima militare e poi morale, politica ed economico-finanziaria. Questa è la dura lezione che emerge dai fatti recenti ma che si intuiva dall’emblematico e disastroso ritiro dall’Afganistan in poi. Una lezione che si è ripetuta dopo 50 anni dalla ritirata dal Vietnam e dopo 20 anni dalla disastrosa operazione in Iraq. Oggi la “nuova Hamas” sta conducendo una guerra che è fisica contro Israele e, per ora, ma sempre di meno, soltanto metafisica contro l’Occidente (Ismail Haniyeh, leader di rango di Hamas: “abbiamo bisogno del sangue dei bambini, delle donne e dei vecchi… per risvegliare lo spirito rivoluzionario”). Israele sta conducendo una guerra esistenziale “lunga e difficile” che intende far prevalere “la luce sulle tenebre del male”, per ora localmente contro i palestinesi di Gaza, trattati collettivamente come sostenitori di Hamas, e della West Bank, con il “diritto” degli “occupanti” a sterminare gli “occupati”, ma, non v’è dubbio, che l’obiettivo del leader israeliano si dirige contro la “centrale dell’asse della resistenza”, l’Iran.
Patetici sono i popoli europei che si dividono in tifoserie da bar dello sport, con opposte coscienze “senza se e senza ma” inconsapevoli dei fatti, della storia e del visibile invisibile che è il sacro Graal in Medio Oriente. Patetici sono i leader politici europei, anch’essi largamente divisi su linee tutte dualiste, che si suicidano nel doppiopesismo mascherato in un’inconsistente richiesta umanitaria oppure, come il governo italiano, che incoscientemente pretende di far sopravvivere la politica dei due forni[1] mentre, per obbligo di vassallaggio, si astiene all’ONU sbracciandosi contemporaneamente a sostegno della parte più reazionaria e deleteria del sionismo al potere in Israele.
Ciò non avviene negli Stati Uniti dove il dibattito, molto serio e sostanziale, si svolge liberamente e alla luce del sole, tant’è che finanche l’ottuagenario presidente ha lanciato chiarissimi messaggi di dissenso verso le logiche dualiste dei neoconservatori. Ciò non avviene in Israele dove l’aver subito l’orrore degli attacchi del 7 ottobre non impedisce agli ebrei, scioccati e giustamente arrabbiati, di avere un dibattito pubblico, anche molto critico, sulle responsabilità interne al sionismo religioso, ultra-religioso e di ultra destra che compone il governo di Netanyahu (glie ebrei evacuati sono molti e dicono “non ci fidiamo di questo governo”). Ciò non avviene in molti paesi arabi dove non c’è né libertà né democrazia ma si riesce ad esprimere il dissenso scegliendo di sostenere gli oppressi contro gli oppressori. Dall’Indonesia alla Nigeria, dal Marocco all’Iran, soffia un vento prerivoluzionario. In Iraq brigate corazzate dell’esercito si stanno spostando verso il confine della Giordania che a sua volta, per bocca del suo re Hussein, di cui non si può dubitare la fedeltà occidentale, ha ammonito l’Occidente rispetto a quanto sta avvenendo: la guerra metafisica rischia di far esplodere i regimi arabi moderati mentre quella esistenziale rischia di essere opposta anche con la forza dai regimi più radicali.
L’abbraccio “stringente” di Biden a Netanyahu fino a quando potrà contenere l’irrazionale voglia di guerra esistenziale?
E’ ben noto che il Medio Oriente, da molti secoli, si regge su un triangolo imperiale geopolitico instabile: Mosca-Istanbul/Ankara-Teheran. La guerra esistenziale ha risvegliato gli istinti, mai sopiti, anti semiti. In casa Saud, dopo il cocente fallimento del wahabismo più intransigente e votato alla lotta armata anti-occidentale, il giovane principe ereditario, del regno ma soprattutto dei due luoghi più santi (il terzo, Al-Aqsa è temporaneamente occupato da Israele), rinnova le aperture all’ortodossia islamica sciita e a quella cristiana, la prima per restare guida dell’Islam globale contenendo le spinte dell’Islam politico qatarino, e la seconda per puro interesse economico e senso degli affari energetici.
Il quadro mediorientale è cambiato per sempre ma al momento non possiamo prevederne le evoluzioni. L’accumularsi di forze militari – i gruppi navali e da sbarco americani già davanti alle coste israeliane, la presenza militare navale russa, turca, francese e cinese – sono indizi che inaspriscono le prospettive. Ci auguriamo che la forza della ragione possa prevalere presto, mettendo al centro la politica e la diplomazia per allontanare la possibilità che un errore marginale riproduca un’esplosione come avvenne nel 1914.
 
[1] https://www.ilfoglio.it/politica/2023/10/28/news/l-italia-fra-israele-e-mondo-arabo-la-politica-dei-due-forni-ha-resistito-per-50-anni-ora-e-finita-5841342/

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