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Multe per pirateria, accordo tra Procura e Guardia di Finanza: indagini senza autorizzazioni

Multe per pirateria, accordo tra Procura e Guardia di Finanza: indagini senza autorizzazioni

Hanno suscitato interesse e anche incredulità le parole di Massimiliano Capitanio, commissario Agcom, che ha anticipato l’arrivo delle prime multe per pirateria nell’ambito della legge approvata lo scorso luglio. Sanzioni da 150 a 5.000 euro, cifra questa destinata ai recidivi, che andranno a colpire coloro per i quali viene accertata la visione di materiale pirata.

Agcom: “Ci spiace, ma a breve arriveranno multe da 150 a 5000 euro a chi ha visto partite pirata”

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Per molti si è trattato solo di una “sparata” per spaventare, perché dal punto di vista puramente operativo arrivare a dare una multa ad un utente richiede non solo indagini e tempo ma anche autorizzazioni. Ad oggi, infatti, per ogni persona nel mirino la Guardia di Finanza avrebbe dovuto chiedere l’autorizzazione alla magistratura solo per iniziare le indagini, ovvero per iniziare ad incrociare tutti i dati raccolti nell’indagine e, partendo da un indirizzo IP, arrivare a colpire con una certa sicurezza l’obiettivo finale.

Questo collo di bottiglia è stato eliminato ieri: la Guardia di Finanza e la Procura di Roma hanno firmato, come riporta lo stesso Commissario, un protocollo d’intervento che lascia libertà ai finanzieri di incrociare tutti i dati in loro possesso sulle persone sospettate di usare strumenti illegali, che possono essere decoder, link illegittimi e applicazioni pirata per vedere contenuti protetti dal diritto d’autore. In poche parole la Guardia di Finanza potrà portare a termine l’indagine e inviare la multa senza dover richiedere per ogni persona l’autorizzazione ad indagare. Il ricavato dalle sanzioni andrà al ministero della Giustizia per il supporto della battaglia contro la pirateria e al ministero dell’Economia per le campagne di sensibilizzazione.

È chiaro che questo è un ulteriore tassello messo in campo dal Governo per la lotta alla pirateria, ma è altrettanto chiaro che difficilmente verrà colpito l’utente “occasionale”.

Si parla di anche applicazioni pirata e di siti web, ma senza una piena collaborazione del sito oppure un sequestro dei server con all’interno tutti i log è davvero difficile pensare che si possa risalire ad un utente specifico. Più probabile che questo accordo vada a facilitare tutte le indagini bloccate per i casi conclamati, i sequestri che avvengono ogni mese dove vengono smantellate intere centrali di trasmissioni, se entra in possesso di server e dati ma, per i limiti burocratici spiegati sopra, non si arriva quasi mai a colpire il pesce piccolo, quello che paga un tot al mese per fruire del pezzotto.

Insomma, le multe punteranno soprattutto a quel ramo della pirateria che va a foraggiare la criminalità organizzata, quello dove ci sono persone che pagano per poter vedere, spendendo poco, contenuti pirata e che proprio per la presenza di una transazione non possono difendersi dicendo che non sapevano cosa stavano facendo. Di queste persone ci sono IP, pagamenti e briciole da seguire.

Il ramo “free”, quello dove i contenuti sono raggiungibili gratis da app e da siti difficilmente al momento può portare a sanzioni per l’utente finale sempre che non ci sia la piena collaborazione delle piattaforme, degli operatori, dei sistemi VPN e non arrivi anche una sentenza simile a quella che c’è stata in Spagna, dove i provider devono fornire i dettagli delle utenze che si sono connesse a determinati indirizzi IP. Al momento di ottenere da un operatore di rete l’elenco delle persone che si sono connesse ad uno degli IP bloccati da Piracy Shield serve un’indagine e tantissime utili autorizzazioni.

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