Da una parte i presunti festini con escort e droga, dall’altra l’eredità di una ricca signora timorata di Dio. Quanto di più distante tra le due inchieste che stanno avvelenando la politica in Liguria, coinvolgendo esponenti di opposti schieramenti che non si risparmiano siluri, anche se non sono nemmeno indagati. Un verminaio dal quale i protagonisti faticano a tirarsi fuori evocando, a turno, Enzo Tortora e il «metodo Boffo».
L’ultimo capitolo della saga l’ha aperto un’anticipazione deLa Verità che tre giorni fa ha tirato fuori i particolari di un’inchiesta vecchia di mesi che non era mai finita nemmeno sui giornali locali. Tempistica sospetta che nulla toglie alla gravità delle accuse.
Lo scorso agosto la Procura ha infatti iscritto nel registro degli indagati, disponendo il sequestro dei conti correnti, l’avvocata Maria Valeria Valerio e un prete, Achille Boccia, 80 anni. L’accusa: circonvenzione di incapace ai danni della ricca signora timorata di Dio, Mariangela Toncini, milanese, ex dipendente del Banco Ambrosiano che da tempo si era trasferita a Genova dove è morta il 16 gennaio scorso a 95 anni. Su richiesta della Procura il gip ha disposto per l’avvocata Valerio anche la sospensione dalla professione fino al 7 febbraio 2024.
Stando ai pm «avrebbero carpito la fiducia dell’anziana» che aveva disposto delle polizze vita in favore di Boccia per centinaia di miglia di euro. Parte del denaro è stata poi girato all’avvocata. In soldoni si parla di 20 mila euro come parcella, più un lascito di 129 mila euro che l’avvocata, a stretto giro, ha impiegato per pagare parte dell’acquisto di una casa per il figlio 18enne. E qui si arriva al verminaio. L’avvocata Valerio è infatti moglie di Ferruccio Sansa, ex cronista de Il Fatto oggi tra i principali esponenti d’opposizione in Regione. Il giornalista non è indagato, anche se il conto corrente in cui sono finiti i soldi del lascito è cointestato con la moglie.
«Ma perché — si chiede — tutto viene fuori proprio il giorno dopo che avevo chiesto le dimissioni del vice presidente Piana? Dal “metodo Boffo” siamo passati al “metodo Sansa”?». Il nome di Alessandro Piana compare nelle carte sui presunti festini nella villa di Alessandro Cristilli. Anche lui non è indagato. «Non voglio fare la fine di Tortora — continua a ripetere—. In questo modo si fanno ammazzare le persone, è una cosa mostruosa. In vita mia non mi sono mai drogato, non sono mai andato a prostitute e a un festino».
Altrettanto indignata la reazione di Sansa. «Lo avevo messo in conto — dice al Corriere — perché sono l’unico che rompe le scatole al governatore Toti, denunciando la gravissima questione morale in Regione. Quello che non posso accettare e vedere fatta a brandelli la storia di mia moglie pur di punire me». Quanto alle accuse, Sansa dice che «chi ha tirato fuori questa storia ha volutamente omesso di dire che è stata mia moglie a presentare una denuncia, nel novembre 2002, in quanto legale della Toncini proprio per l’uso improprio del suo denaro. Ovviamente il destinatario di queste accuse l’ha controdenunciata. È giusto che i pm indaghino a fondo, ma francamente non ho mai visto uno che fa circonvenzione di un’anziana e poi presenta una denuncia per chiedere chiarezza sulla gestione del suo patrimonio».
Eppure anche lei ha chiesto le dimissioni di Piana che non è indagato, evocando persino il «bunga, bunga»? «Io ho detto che se è vero che lui andava ai festini deve dimettersi perché diventa ricattabile. Se non ci andava faccia quello che crede». Chi ha cercato di tenersi fuori dalle polemiche è il governatore Toti che, pur attaccando Sansa, non ne chiede le dimissioni. «Una grande ipocrisia — replica il giornalista —, dice che non debbo dimettermi e poi dice di tutto contro me e la mia famiglia. Ma stia sereno, sulla questione morale sarò ancora più determinato. Vado avanti. Anche da solo». In tanta foga non salva neanche il resto del centro sinistra in Liguria al quale «della questione morale non può fregare di meno».
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