di Isabella Bufacchi
Eca, la Corte dei conti europea, in una relazione speciale sulla vigilanza bancaria Ue raccomanda alla Bce un approccio “più rigoroso” per gestire e coprire meglio i rischi di credito. La Bce non ci sta
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La Corte dei conti europea (Eca) ha effettuato un audit, relazione speciale sulla vigilanza bancaria europea, con la finalità di valutare «se fosse efficiente sotto il profilo operativo l’approccio della Bce alla vigilanza su uno specifico rischio, il rischio di credito nelle banche», che è fondamentale e centrale per la stabilità finanziaria e per garantire la fiducia nel sistema bancario.
Ed è pertinente al difficile contesto economico attuale. A tal fine l’Eca ha esaminato la gestione e la copertura del rischio di credito nell’ambito della procedura annuale comune, nota come “processo di revisione e valutazione prudenziale” (Supervisory Review and Evaluation Process – Srep), che ha come finalità il rispetto delle banche dei requisiti prudenziali dell’Ue.Collegato a questo, l’Eca ha anche valutato il trattamento della vigilanza dei crediti deteriorati pregressi Npls (quelli emersi prima dell’aprile 2018).
L’attenzione dei controllori dell’Eca si è focalizzata sull’azione della Bce nel ciclo di vigilanza del 2021, in particolare per un campione di 10 banche in cui erano stati constatati problemi con i crediti deteriorati.
L’Eca è così giunta alla conclusione che «le valutazioni del rischio di credito effettuate dalla Bce sono di buona qualità, ma la vigilanza bancaria non utilizza in modo efficiente gli strumenti di cui dispone per assicurare una sana gestione e copertura di tale rischio»: così si legge nell’introduzione del rapporto lungo 70 pagine pubblicato questa mattina alle 7am CET.
In particolare, secondo i controllori «la Bce non utilizza in modo efficiente i propri strumenti per far sì che il rischio di credito sia interamente coperto da capitale aggiuntivo». Inoltre «non utilizza in modo efficiente i propri poteri di vigilanza per indicare alle banche come gestire meglio il rischio di credito». La conclusione generale della Corte, dunque, è che la Bce ha « intensificato gli sforzi profusi nella vigilanza sul rischio di credito bancario e, in particolare, sui crediti deteriorati» ma al tempo stesso «occorre fare di più affinché la Bce ottenga maggiori garanzie che il rischio di credito sia gestito e coperto in modo adeguato.
Mihails Kozlovs, reporting member dell’Eca di questa relazione speciale, ha messo in rilievo il fatto che la Bce ha intensificato gli sforzi sulla vigilanza e ha fatto un «buon lavoro di buona qualità» nella supervisione bancaria, ma che «deve fare di più sul rischio di credito affinché sia gestito adeguatamente e deve rafforzarne la trasparenza», ai fini della fiducia nel sistema bancario dei mercati e per la stabilità finanziaria. E ha sottolineato come la Corte sia convinta che alcune banche, esposte a più rischi di credito, avrebbero dovuto avere un capitale aggiuntivo più alto (requisito di secondo pilastro), con un’applicazione “più rigorosa” delle metodologie, con un uso migliore degli strumenti e dei poteri di cui dispone la vigilanza. Secondo Kozlovs, la Bce sta già attuando alcune delle raccomandazioni contenute nella relazione.
La presente relazione è stata adottata dalla Sezione IV, presieduta da Mihails Kozlovs, membro della Corte dei conti europea. Kozlovs ha ricordato che si tratta della prima relazione dell’Eca sulla Bce, in particolare sulla vigilanza bancaria, dopo la firma nell’ottobre 2019 del Memorandum of Understanding tra la Corte e la Bce mirato ad assicurare una maggiore collaborazione tra le due istituzioni. Collaborazione che è stata molto intensa, in linea con il MoU, per la stesura di questa relazione.
La risposta della Bce
La Bce non ha tardato a replicare, in un documento molto articolato e dettagliato lungo 15 pagine diramato in contemporanea: «sebbene sia possibile utilizzare gli strumenti e i poteri in modi diversi, l’approccio scelto è stato il più efficace e il più efficiente come dimostrato dalla riduzione dei Npls e l’aumento delle coperture», si legge nell’introduzione. La Bce ha accolto parzialmente o completamente alcune raccomandazioni e sotto-raccomandazioni, ha respinto con vigore la raccomandazione sui dipendenti.
Nel dettaglio, la Bce ha sostenuto che la metodologia applicata per determinare il capitale aggiuntivo (requisiti di secondo pilastro) assicura che i rischi siano adeguatamente coperti. E che non sempre la proporzionalità sia adeguata. In quanto alla lunghezza del processo Srep, la Bce sta già adottando misure per ridurne la durata.
In riferimento ai Npls, la Bce mette in risalto il fatto che la risoluzione dei crediti deteriorati richiede tempo, e non può essere fatta “overnight” senza provocare effetti significativamente avversi per l’economia. La Bce non ritiene che vi sia una questione di indipendenza della vigilanza sulle decisioni riguardanti il numero dei dipendenti. In quanto allo Srep, la Bce ha messo in chiaro che nel corso del 2022 ha riesaminato la metodologia per valutare il rischio di credito. Ha inoltre precisato che il trattamento differenziato tra banche tiene conto delle circostanze specifiche delle singole banche.
I rilievi sulla metodologia, poteri e strumenti Srep
Secondo la Corte dei conti europea, nel contesto del processo di revisione e valutazione prudenziale, la Bce «non ha usato in modo efficiente gli strumenti esistenti e i poteri di vigilanza di cui dispone per assicurare una copertura adeguata del rischio di credito».
Applicata per la prima volta nel 2021, la metodologia per determinare i requisiti patrimoniali aggiuntivi (di secondo pilastro) che devono essere imposti dalla Bce, «non ha offerto garanzie di una copertura adeguata degli svariati rischi delle banche considerati singolarmente. Inoltre, la Bce non ha applicato la propria metodologia con coerenza: non ha imposto requisiti di secondo pilastro direttamente proporzionali all’entità dei rischi cui era esposta una banca».
La Bce, inoltre, non ha inasprito le misure di vigilanza per alcune banche neppure in presenza di un rischio di credito elevato e protratto nel tempo, nonché di persistenti carenze nei controlli. Il ciclo di vigilanza del 2021 ha richiesto molto tempo (13 mesi). Le decisioni definitive non sono state notificate alle banche prima del febbraio 2022, soprattutto a causa di una lunga fase di dialogo e approvazione. Con una tempistica così lunga, secondo l’Eca «le valutazioni della Bce rischiano di non riflettere i profili di rischio effettivi delle banche».
Rilievi sulla tempistica
La Corte ha rilevato che nel ciclo Spreo 2021, le decisioni sono state emanate nei confronti delle banche “solo” nel febbraio 2022, 13 mesi dopo la data di riferimento di fine dicembre 2020, più dei cicli 2017, 2019, 2020 e uguale al ciclo 2018. «In termini di impatto, la lunga durata complessiva della procedura fa sì che le banche soggette alla vigilanza della Bce non ne ricevano tempestivamente il risultato formale con valenza giuridica».
Rilievi sullo staff non adeguato
Il rapporto della Corte dei conti europea sottolinea come la vigilanza abbia risentito in parte del fatto che varie autorità di vigilanza nazionali «non hanno mantenuto gli impegni assunti in termini di personale in dotazione».
In particolare, al punto 42 l’Eca ha riscontrato che nell’aprile 2022 la direzione generale della Bce competente per le attività in loco operava con un organico effettivo inferiore a quello approvato, con posti vacanti per il 10% delle risorse umane totali assegnate. La Corte ha riscontrato tra l’altro che nel 2021 «non è stato possibile eseguire tutte le ispezioni prioritarie».
Secondo l’Eca, nove delle 22 autorità di vigilanza nazionali (autorità nazionali competenti – ANC) continuano a non fornire ai gruppi di vigilanza congiunti tutto il personale previsto dagli impegni assunti e i tentativi della Bce di inasprire i provvedimenti non si sono tradotti in un incremento delle risorse provenienti dalle autorità nazionali competenti. Alcune di queste, inoltre, non mettono a disposizione sufficiente personale per le ispezioni in loco, il che ha portato a un’attività inferiore al livello valutato necessario dalla stessa Bce.
La Bce ha deciso di non aumentare il proprio organico per la funzione di vigilanza a partire dal 2023.
Rilievi sulla riduzione dei Npls pregressi
Nonostante la mole dei Npls sia calata dal picco oltre il 6% del 2015 sul totale degli attivi (una montagna da oltre 1.200 miliardi) fino al minimo storico a fine 2022 sotto il 2% del totale degli attivi, l’Eca ha avanzato una serie di rilievi nella gestione della vigilanza dei crediti deteriorati pregressi: «la Bce intendeva scoraggiare la tattica “attendista” adottata da molte banche e spingerle a un’azione proattiva, senza ricorrere essa stessa a un intervento coattivo (ossia l’imposizione di un’ulteriore maggiorazione di secondo pilastro)», è la tesi dei controllori. «L’approccio della Bce non era teso a una soluzione immediata del problema, in quanto lasciava alle banche vari anni per provvedervi. Inoltre, non tutte le banche sono state così proattive come aveva previsto la Bce. L’approccio scelto dalla Bce ha inoltre comportato una disparità di trattamento tra le banche, in quanto a quelle con una quota più elevata di crediti deteriorati è stato concesso più tempo rispetto alle altre e le banche potevano scegliere l’approccio di copertura più conveniente per loro. La Corte ha constatato che il processo ha comportato una certa inefficienza, in quanto la sua amministrazione ha assorbito considerevoli risorse tanto delle banche quanto della Bce».
Le raccomandazioni
In linea generale, queste le raccomandazioni (ognuna corredata da proposte in dettaglio).
1) Rafforzare la valutazione dei rischi delle banche. La Bce dovrebbe migliorare l’efficienza del processo di valutazione prudenziale
2) Ottimizzare il processo di revisione e valutazione prudenziale, La Bce dovrebbe accrescere l’efficienza del ciclo di vigilanza abbreviando le fasi di dialogo e di approvazione ed emanare decisioni definitive entro 10 mesi dalla data di riferimento.
3) Applicare misure di vigilanza che assicurino meglio una sana gestione e copertura dei rischi da parte delle banche. La Bce dovrebbe migliorare l’efficienza e la trasparenza della procedura di vigilanza.
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Isabella Bufacchi
vicecaporedattore corrispondente dalla Germania
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