Aumentano, per il settimo anno di fila, i costi per la gestione del conto corrente. Nel 2022, secondo un’analisi pubblicata da Bankitalia, la spesa media in una banca tradizionale si è spinta oltre 100 euro l’anno (104 euro per la precisione). Una cifra che ha segnato un aumento rispetto all’anno precedente pari a 9 euro e 30 centesimi.
Sugli aumenti hanno pesato soprattutto le spese fisse, e in particolare dai canoni, responsabili per il 63,4% della crescita annua. Meno marcato il peso dei costi variabili, che hanno contribuito per il 35,6% all’aumento complessivo.
Come sottolinea Bankitalia, la spesa di gestione mostra un’ampia variabilità tra i tipi di clientela: è meno elevata per i clienti con un profilo di operatività semplificato (giovani, famiglie e pensionati a bassa operatività ), maggiore per i profili di consumo più sofisticati.
Conti online
Rispetto ai conti delle banche tradizionali, continuano a dimostrarsi decisamente più convenienti quelli online: l’aumento annuale è stato pari a 70 centesimi, raggiungendo l’importo di 33,7 euro. Il divario di spesa tra tradizionale e online aumenta fino ad arrivare a 70,2 euro (61,8 euro nella rilevazione precedente).
La marcata differenza di costo tra le due tipologie di conto – fa notare Bankitalia- deriva principalmente dalla più conveniente struttura tariffaria. La differenza più ampia, pari a 25,3 euro, si ravvisa nella spesa per i canoni di base e dipende da due fattori: la più bassa percentuale di clienti tenuti al pagamento dei canoni (il 60,9 per cento della clientela on line contro il 72,4 di quella tradizionale); il costo del canone, inferiore di circa 30 euro a quello dei conti convenzionali. Anche la più bassa spesa per l’emissione e la gestione delle carte di pagamento discende dai minori canoni.
Un profilo tariffario più favorevole si osserva anche tra le componenti delle spese variabili, soprattutto nelle spese di scritturazione contabile, gratuite nei conti on line, nei prelevamenti di contante presso gli ATM, nei bonifici on line e nei pagamenti automatici. Non si notano significative differenze nei livelli medi di operatività tra le due classi di conti: nel corso di un anno il numero di operazioni on line in rapporto all’operatività totale è stato pari all’85,6 per cento per i conti on line e al 75,1 per quelli convenzionali.
Conti postali
Quanto poi ai conti postali, la spesa di gestione è passata da 58 a 59,6 euro. La contenuta variazione dipende dalle maggiori spese fisse (canoni di base e “altre spese fisse”), mentre non si osservano significative variazione tra le spese variabili.
Le spese fisse – si legge nell’analisi di Bankitalia – sono cresciute di 4,1 euro, soprattutto per la maggiore spesa per i canoni di base; la diminuzione delle spese variabili, pari a 2,5 euro, è in gran parte attribuibile alla minore spesa per prelievi presso gli ATM. Il divario di spesa tra conti postali e ordinari si è ampliato da 36,7 a 44,3 euro, anche in questo caso per effetto della maggiore crescita della spesa di gestione dei conti correnti bancari.
Consumatori: rincari spropositati
Forti critiche sono arrivate dalle associazioni dei consumatori, che gridano a rincari spropositati e ingiustificati.
Unc, Assoutenti e Codacons fanno notare infatti che si tratta di rialzi superiori al tasso medio di inflazione medio. Il Codacons, in particolare, sottolinea che in 5 anni i costi dei conti correnti sono aumentati del 31%, a fronte di un’inflazione media dello stesso periodo dell’11,6%. E ricorda che secondo i dati di Bankitalia nel 2017 la spesa di gestione di un conto si attestava a 79,4 euro, il che significa che in 5 anni la spesa in capo ai correntisti e’ cresciuta in totale di 24,6 euro.
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